@article{Boni_2018, title={The Reality of Art Worlds. La messa in scena televisiva del campo artistico}, volume={3}, url={https://pianob.unibo.it/article/view/9986}, DOI={10.6092/issn.2531-9876/9986}, abstractNote={Negli ultimi anni si è potuto assistere alla messa in onda di un numero sempre più elevato di reality show centrati sui mondi dell’arte. Il primo programma di questo genere è stato Artstar (Gallery HD, 2006), dove otto artisti (su oltre 400 partecipanti alle selezioni) hanno partecipato a una mostra di gruppo presso la galleria newyorkese Deitch Projects. Benché durato una sola stagione, il programma è stato seguito da altre trasmissioni simili, come School of Saatchi (BBC, 2009), dove alcuni giovani artisti competono per la partecipazione a una mostra presso la galleria di Charles Saatchi; Work of Art: The Next Great Artist (Bravo, 2010), il cui premio finale consiste in un assegno da 100.000 dollari; e poi ancora Gallery Girls (Bravo, 2012), Street Art Throwdown (Oxygen, 2015) e Art Breaker$ (Ovation, 2015). Pur nelle loro varianti, tutte queste trasmissioni mettono in scena la mercificazione dei mondi dell’arte, dove la celebrità artistica si configura come prodotto finale con un determinato valore di mercato. Questi programmi mettono in scena il lavoro necessario per ottenere il successo nei mondi dell’arte, in uno sfruttamento dei concorrenti che partecipano alla creazione dello spettacolo in cambio di scarse garanzie per il futuro. Tale sistematica produzione della celebrità artistica fa leva su una serie di retoriche discorsive in conflitto tra loro, dove il talento artistico viene narrato come il prodotto di capacità individuali e di disciplina professionale, fondendo le istanze antitetiche dell’“autenticità” e del mercato.}, number={2}, journal={piano b. Arti e culture visive}, author={Boni, Federico}, year={2018}, month={gen.}, pages={172–189} }