piano b. Arti e culture visive https://pianob.unibo.it/ <strong>piano b – ISSN 2531-9876</strong> è una rivista digitale peer reviewed, edita dal Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna. Nata dall’incontro di docenti di varie università italiane, intende dare maggiore visibilità alle riflessioni critiche sui linguaggi delle arti del presente, creando spazi di dialogo e di scrittura intorno ai temi più dibattuti a livello scientifico e accademico, con un respiro ampio e uno sguardo lontano. it-IT <div><a href="http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/3.0/" rel="license"><img src="https://i.creativecommons.org/l/by-nc-sa/3.0/88x31.png" alt="Creative Commons License" /></a></div><p>La rivista è rilasciata sotto una licenza <a href="http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/3.0/" rel="license">Creative Commons Attribuzione-Non Commerciale-Condividi allo stesso modo 3.0 Unported</a> (<a href="http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/3.0/legalcode">licenza completa</a>). <br /> Vedere anche la nostra <a href="/about/editorialPolicies#openAccessPolicy">Open Access Policy</a>.</p> rivista.pianob@unibo.it (staff piano b) ojs@unibo.it (OJS Support) Thu, 26 Jan 2023 14:38:31 +0100 OJS 3.2.1.4 http://blogs.law.harvard.edu/tech/rss 60 Il computer nelle arti visive e nella cultura visuale in Italia nella information age - Materiali https://pianob.unibo.it/article/view/16358 Francesco Spampinato Copyright (c) 2022 Francesco Spampinato http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/3.0 https://pianob.unibo.it/article/view/16358 Thu, 26 Jan 2023 00:00:00 +0100 Olivetti ispira i giovani. Le ragioni della mostra Arte Programmata. Arte cinetica, opere moltiplicate, opera aperta, Milano 1962 https://pianob.unibo.it/article/view/16340 <p><span style="font-weight: 400;">La mostra </span><em><span style="font-weight: 400;">Arte Programmata. Arte cinetica, opere moltiplicate, opera aperta</span></em><span style="font-weight: 400;">, inaugurata nel maggio del 1962 presso il negozio Olivetti a Milano organizzata da Bruno Munari e Giorgio Soavi, e presentata da Umberto Eco, rappresenta una prima riflessione sull’uso della tecnologia applicata all’arte nel momento iniziale di questa intersezione. Partecipano al&nbsp; progetto il Gruppo T e il Gruppo N oltre a Enzo Mari e lo stesso Munari. L’articolo contestualizza l'esposizione in un momento storico che segna le origini della cultura elettronica in Italia, mostrando come lo sviluppo tecnologico corra parallelo al fiorire di ricerche sperimentali nell'ambito artistico.&nbsp;</span><span style="font-weight: 400;">Particolare rilievo viene dato al ruolo della Olivetti nell’indirizzare il pensiero degli artisti e dei curatori verso le esperienze più innovative che si andavano sviluppando nel campo dell’elettronica. Viene inoltre messo in evidenza&nbsp; il dialogo con l'approccio interdisciplinare dell'azienda che ha saputo generare una specificità di progettualità e di visione unica nel panorama internazionale.&nbsp;</span><span style="font-weight: 400;">L'articolo intende indagare le origini italiane del fenomeno e l'effetto della cultura elettronica sulle arti visive nell’ambito di un più ampio dialogo tra arte, design, industria e innovazione.</span></p> Maria Alicata Copyright (c) 2022 Maria Alicata http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/3.0 https://pianob.unibo.it/article/view/16340 Thu, 26 Jan 2023 00:00:00 +0100 Model, Metaphor, Analogy: The Computational Imaginary in Arte Programmata’s Experimental Environments, 1964-68 https://pianob.unibo.it/article/view/16341 <p><span style="font-weight: 400;">This essay examines the immersive environments of Arte Programmata to make an argument about the significance of Italy within the global history of computer art. In environments made between 1964 and 1968 by artists of Gruppo T, Gruppo N, Gruppo MID, and Enzo Mari, the influence of computers is evident in the analogies between humans and machines: the artist as programmer, the audience as information network, and the artwork as alternately a mode of visual communication and a phenomenological confrontation with the impenetrable black box. Situating these works within artistic and political debates in Italy as well as transnational conversations about new media art, experimental psychology, and cybernetics, this essay unpacks the intricacies of early computer art in Italy while offering a critical analysis of one of the key terms—the model—used to articulate its political stakes. It argues that the </span><em><span style="font-weight: 400;">ambienti </span></em><span style="font-weight: 400;">demonstrate that computers were modeling new conceptions of the human, but these experimental artworks also, crucially, demand a critical reckoning with the political implications and epistemological limits of </span><em><span style="font-weight: 400;">the model </span></em><span style="font-weight: 400;">as such.</span></p> Lindsay Caplan Copyright (c) 2022 Lindsay Caplan http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/3.0 https://pianob.unibo.it/article/view/16341 Thu, 26 Jan 2023 00:00:00 +0100 Dalla tela alla stoffa https://pianob.unibo.it/article/view/16342 <p><span style="font-weight: 400;">Nei primi anni Sessanta la ricerca artistica e la ricerca in moda procedono di pari passo nel mettere a punto un sistema espressivo capace di suggerire nuovi effetti ottico-percettivi. Al tempo, il caso più autorevole di collaborazione tra artista e stilista è quello di Germana Marucelli, che si rivolge a Paolo Scheggi e Getulio Alviani per la realizzazione di diverse linee di stile. Tutto ciò avviene quando Bruno Munari, con il supporto teorico di Umberto Eco, dà avvio alla nota parentesi dell’Arte Programmata, a sua volta ispirata dall’insieme di suggestioni provenienti dalle ricerche condotte in campo informatico. Analogamente, il filone coevo della Op Art rilanciava le forme geometriche delle avanguardie storiche, con l’avvertenza di arricchirle con un surplus di movimentazione tuttavia rimasto sulla tela pittorica, ancora cioè sottoposto ai limiti di una fruizione ottico-illusoria. All’opposto, indossati dalla portatrice gli abiti della Marucelli consentivano l’esecuzione di movimenti reali e di conseguenza si aprivano alle prospettive di una corporalità passibile di richiamare certi effetti di performance. Su questa via, appariva perfino più convincente la moda di Missoni, i cui pattern di tessuti, volutamente risolti con trame “a bassa risoluzione”, ben si prestavano a rappresentare la versione tessile dell’era elettronica, come se lo stilista maneggiasse e intrecciasse gomitoli di pixel.</span></p> Fabriano Fabbri Copyright (c) 2022 Fabriano Fabbri http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/3.0 https://pianob.unibo.it/article/view/16342 Thu, 26 Jan 2023 00:00:00 +0100 Immagini programmate: la ricerca di Auro Lecci nella fase pionieristica della computer art https://pianob.unibo.it/article/view/16303 <p>Il contributo si propone di riflettere sulle origini della computer art in Italia attraverso il lavoro di Auro Lecci, artista che esplora le tecnologie digitali già dalla seconda metà degli anni Sessanta, entrando nello Studio di Fonologia Musicale di Pietro Grossi a Firenze. In un panorama in cui rare sono le collaborazioni tra artisti e centri di ricerca informatica – diversamente da quanto accade all’estero – l’esperienza di Lecci appare piuttosto significativa, essendosi svolta all’interno del Centro Nazionale Universitario di Calcolo Elettronico (CNUCE) di Pisa. Con un background da pittore, Lecci si avvicina al computer sondandone la logica e studiandone il linguaggio matematico. Le sue elaborazioni grafiche generate al computer rivelano l’estetica geometrica della macchina ed esplorano il rapporto tra linguaggio di programmazione e immagine, tra dati prestabiliti e numeri casuali, in linea con le ricerche dei più noti pionieri della computer art. Se in Italia Lecci lavora isolatamente, sono invece decisivi i suoi rapporti con artisti e studiosi europei e americani, il suo coinvolgimento nel movimento internazionale <em>nove tendencije</em>, che apre un proficuo dibattito sull’uso del computer nella ricerca visiva, e infine il suo trasferimento nel 1970 negli USA, con l’obiettivo di proseguire il lavoro nell’ambito della computer art all’Università del Massachusetts.</p> Paola Lagonigro Copyright (c) 2022 Paola Lagonigro http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/3.0 https://pianob.unibo.it/article/view/16303 Thu, 26 Jan 2023 00:00:00 +0100 Prima dell’alba la notte. Filippo Panseca, pioniere dell’arte digitale https://pianob.unibo.it/article/view/16343 <p><span style="font-weight: 400;">Il saggio si propone di rileggere la figura dell’artista Filippo Panseca. Panseca, oggi ai più un nome sconosciuto, è stato un protagonista del mondo dell’arte contemporanea dagli anni Sessanta in poi, aprendo una riflessione sui linguaggi tecnologici. Panseca inizia a sperimentare con le tecnologie digitali già dal 1975 quando, insieme al critico Pierre Restany, realizza la prima opera satellitare, il primo invio di un’opera d’arte attraverso un satellite da New York a Milano. Alla fine degli anni ’70, Panseca realizzera a San Francisco i primi ritratti digitali, per poi continuare per tutti gli anni ’80, sia in campo artistico che in quello politico (Panseca è stato l’artefice delle scenografie del partito Socialista negli anni ’80). Negli anni ’80 Panseca realizzerà molte opere con i computer, fra le quali si segnala SWART, la macchina creatrice di opere d’arte, un sistema realizzato dall’artista stesso con degli ingegneri per produrre opere d’arte automatiche a edizione limitata. L’arte di Panseca va, tuttavia, contestualizzata nel particolare clima artistico degli anni Settanta e Ottanta, legato anche alla sperimentazione di nuovi media e all’inglobamento di tecnologie all’interno delle pratiche artistiche.&nbsp;</span></p> Valentino Catricalà Copyright (c) 2022 Valentino Catricalà http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/3.0 https://pianob.unibo.it/article/view/16343 Thu, 26 Jan 2023 00:00:00 +0100 La Computer art nel dibattito critico-curatoriale italiano degli anni Ottanta https://pianob.unibo.it/article/view/16344 <p><span style="font-weight: 400;">Dalla metà degli anni Ottanta, nel contesto italiano, si sono susseguite diverse mostre dedicate alla computer art e al rapporto tra informatica e arti visive. In questo periodo, soprattutto grazie alla diffusione del personal computer, gli artisti hanno iniziato a realizzare opere utilizzando linguaggi di programmazione e hanno elaborato digitalmente immagini e video. Il saggio mira a ricostruire il dibattito critico e curatoriale attorno all’emersione della Computer art in Italia attraverso l’analisi di quattro mostre seminali: </span><em><span style="font-weight: 400;">Tecnologia e Informatica </span></em><span style="font-weight: 400;">(1986), organizzata nell’ambito della 42° edizione dell’Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia; </span><em><span style="font-weight: 400;">Arte e Computer</span></em><span style="font-weight: 400;"> (1987), a cura di Renato Barilli; </span><em><span style="font-weight: 400;">Computer Image</span></em><span style="font-weight: 400;"> (1987) curata da Franco Masotti e Claudia Ricci; </span><em><span style="font-weight: 400;">I frattali: la geometria dell’irregolare</span></em><span style="font-weight: 400;"> (1988), tenutasi a Palazzo Braschi a Roma, con la curatela di Maurizio Calvesi e Michele Emmer. L’articolo intende far emergere le principali problematiche teoriche connesse alla diffusione della Computer Art in Italia, mostrando analogie e differenze – sia di ordine curatoriale che allestitivo – tra le mostre selezionate.&nbsp;</span></p> Vincenzo Di Rosa Copyright (c) 2022 Vincenzo Di Rosa http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/3.0 https://pianob.unibo.it/article/view/16344 Thu, 26 Jan 2023 00:00:00 +0100 Arte e computer nella information age attraverso l’attività della galleria Leonardi V-Idea di Genova https://pianob.unibo.it/article/view/16345 <p><span style="font-weight: 400;">Nel 1985 a Genova Rosa Leonardi – già impegnata nella direzione di diverse gallerie d’avanguardia nei decenni precedenti – inaugura un nuovo spazio espositivo chiamato Leonardi V-Idea con la mostra </span><em><span style="font-weight: 400;">Nel vuoto del ritorno</span></em><span style="font-weight: 400;">, che presenta video realizzati al computer dal collettivo Giovanotti Mondani Meccanici. È l’inizio di un’attività ventennale che vedrà la galleria qualificarsi come una tra le più importanti in Italia per la promozione della computer&nbsp; arte, attraverso mostre, eventi, conferenze, dibattiti. A esposizioni collettive che documentano i costanti aggiornamenti nel settore (nel 1989, ad esempio, </span><em><span style="font-weight: 400;">La Bellezza dei Frattali</span></em><span style="font-weight: 400;">), la galleria alterna mostre personali di artisti sperimentali quali Massimo Contrasto, i citati Giovanotti Mondani Meccanici, i PostMachina Tommaso Tozzi.&nbsp;</span><span style="font-weight: 400;">Il materiale relativo a questo particolare ambito di interesse della galleria, costituito da documenti in parte ancora inediti e comprendente opere di computer art realizzate da diversi artisti italiani, è oggi conservato presso l’Archivio Leonardi V-Idea e l’Archivio d’Arte Contemporanea dell’Università di Genova. Attraverso tali materiali il saggio si propone come contributo sulla storia della computer art e la sua diffusione tra anni Ottanta e Novanta del secolo scorso.</span></p> Leo Lecci Copyright (c) 2022 Leo Lecci http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/3.0 https://pianob.unibo.it/article/view/16345 Thu, 26 Jan 2023 00:00:00 +0100 Reale iperreale virtuale: echi di cyberpunk nella rivista «Decoder» https://pianob.unibo.it/article/view/16346 <p><span style="font-weight: 400;">Il presente contributo vuole analizzare l’esperienza cyberpunk italiana alla luce delle proposte della rivista «Decoder» (1987-1998), concentrandosi nella seconda parte dell’intervento sul fumetto di Prof. Bad Trip nella rubrica </span><em><span style="font-weight: 400;">Il Decoder dei piccoli</span></em><span style="font-weight: 400;">. Dando spazio alla musica e alle arti performative, ma anche alla critica radicale, recuperando la tradizione della contestazione giovanile dei decenni precedenti, la rivista contribuì alla definizione del genere, grazie all’impostazione grafica, che lasciava trasparire la venuta di mondi distopici, e a una precisa impostazione teorica, che emergeva da contributi come </span><em><span style="font-weight: 400;">Rete informatica alternativa </span></em><span style="font-weight: 400;">di Raf “Valvola” Scelsi. In particolare, vengono discussi alcuni momenti creativi che fecero della rivista il punto di riferimento del cyberpunk e dell’hacktivismo internazionale, nella definizione di nuove comunità virtuali: il gruppo aveva infatti fondato una sua BBS e aveva preso parte a </span><em><span style="font-weight: 400;">Piazza Virtuale</span></em><span style="font-weight: 400;"> dei Van Gogh Tv, in occasione di </span><em><span style="font-weight: 400;">documenta IX</span></em><span style="font-weight: 400;"> a Kassel nel 1992.&nbsp;</span></p> Andrea Capriolo, Sara Molho Copyright (c) 2022 Andrea Capriolo, Sara Molho http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/3.0 https://pianob.unibo.it/article/view/16346 Thu, 26 Jan 2023 00:00:00 +0100 Rete: femminile singolare, oppure gli anni Novanta del Cyberfemminismo. La nascita, la ricezione in Italia e il percorso di Agnese Trocchi https://pianob.unibo.it/article/view/16353 <p><span style="font-weight: 400;">Il contributo intende ricostruire le fasi principali della nascita del cyberfemminismo, individuandone le contaminazioni con l’arte e la sua ricezione in Italia nel corso degli anni Novanta. </span><span style="font-weight: 400;">La nascita di tale termine si deve contestualmente a Sadie Plant e a VNS Matrix, il gruppo di artiste e attiviste che nel 1991 scrive il </span><em><span style="font-weight: 400;">Manifesto Cyberfemminista per il 21 secolo</span></em><span style="font-weight: 400;">, ispirato dalle teorie di Donna Haraway.&nbsp; Tra le componenti del gruppo la cui eco arriva fino agli Stati Uniti, all’Europa, in Italia, c’è Francesca Da Rimini, artista australiana che nel 1999 fonderà insieme alla statunitense Diane Ludin e all’italiana Agnese Trocchi il gruppo Identity Runners, una sorta di mondo virtuale costituito da testi, immagini e suoni all’interno del quale le tre artiste hanno creato tre personaggi: Discordia, Efemera e Liquid Nation. Tra VNS Matrix e Identity Runners c’è nel mezzo tutto il decennio degli anni Novanta di cui si proverà a riannodare le fila concentrandosi su AvANa BBS, Candida Tv, la fanzine Fikafutura, costola della casa editrice Shake, e sul percorso di Agnese Trocchi, artista romana la cui esperienza si muove nel solco dell’attivismo e della cultura indipendente più che all’interno del sistema dell’arte tradizionalmente inteso.&nbsp;</span></p> Greta Boldorini Copyright (c) 2022 Greta Boldorini http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/3.0 https://pianob.unibo.it/article/view/16353 Thu, 26 Jan 2023 00:00:00 +0100 Da Premiata Ditta a UnDo.Net. La smaterializzazione dell’artista https://pianob.unibo.it/article/view/16355 <p><span style="font-weight: 400;">Vincenzo Chiarandà e Anna Stuart Tovini sono attivi a partire dagli anni Ottanta come Premiata Ditta, un’organizzazione “autonoma che collabora con una rete interdisciplinare di esperti, con l'intento di ‘svelare’ l’aspetto sempre più pervasivo del sistema economico post-fordista”. Con questo statuto programmatico, PD è stata scelta da Bourriaud quale esempio per articolare e illustrare il suo concetto di estetica relazionale. Negli stessi anni ha partecipato a mostre importanti come&nbsp;</span><em><span style="font-weight: 400;">Il Faut construire l’Hacienda,&nbsp;</span></em><span style="font-weight: 400;">a cura di Bourriaud e Troncy, nel 1992, e, nell’anno successivo, a&nbsp;</span><em><span style="font-weight: 400;">Project Unitè,&nbsp;</span></em><span style="font-weight: 400;">curata da</span><em><span style="font-weight: 400;">&nbsp;</span></em><span style="font-weight: 400;">Aupetitallot. Alla metà degli anni '90, tuttavia PD ha trasformato la sua attività realizzando un sito,&nbsp;</span><span style="font-weight: 400;">UnDo.Net</span><span style="font-weight: 400;">, con l’obiettivo di dare al proprio lavoro una dimensione più&nbsp;partecipativa e in grado di agevolare la condivisione di informazioni, ricerche, risorse e conoscenze per&nbsp;costruire una comunità più libera e aperta. Il saggio si pone l’obiettivo di analizzare questo passaggio con l’intento anche di sondare i limiti della pratica relazionale e, parallelamente di indagare la resistenza, da parte del sistema artistico, a comprendere l’importanza della costruzione di&nbsp;</span><span style="font-weight: 400;">UnDo.Net</span><span style="font-weight: 400;">&nbsp;quale struttura di informazione e di creazione di progetti in rete.</span></p> Roberto Pinto Copyright (c) 2022 Roberto Pinto http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/3.0 https://pianob.unibo.it/article/view/16355 Thu, 26 Jan 2023 00:00:00 +0100 Il computer nelle arti visive e nella cultura visuale in Italia nella information age https://pianob.unibo.it/article/view/16357 Francesco Spampinato Copyright (c) 2022 Francesco Spampinato http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/3.0 https://pianob.unibo.it/article/view/16357 Thu, 26 Jan 2023 00:00:00 +0100