Un’idea di museo e di collezione attraverso le scritture di Calvino e Del Giudice
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2531-9876/10163Parole chiave:
letteratura e arte, museologia, Italo Calvino, Daniele Del Giudice, WunderkammerAbstract
La tendenza contemporanea al recupero della meraviglia che si manifesta in numerose proposte museologiche attraverso scritture espositive che ripropongono l’esperienza della Wunderkammer, una crescente attenzione alle pratiche collezionistiche sia da parte della critica, ma soprattutto degli artisti, come procedura di ricerca ma anche come ossessione privata, trovano un’affascinante precorrimento nelle prospettiche scritture di Italo Calvino e di Daniele Del Giudice. Le opere di Calvino degli anni Ottanta, Una pietra sopra (1980), Palomar (1983), Collezioni di sabbia (1984), Lezioni Americane (1988), ed in continuità quelle di Del Giudice - suo riconosciuto erede - Atlante occidentale (1985), Nel museo di Reims (1988), Orizzonte mobile (2009), si presentano come una complessa ed articolata costellazione d’osservazione sull’esposizione e l’esplorazione del visibile. Palinsesti narrativi che costruiscono tassonomie variabili che aprono alle dinamiche teoriche ed espositive dei musei contemporanei: dalla meraviglia al molteplice, dalla collezione alla classificazione, dall’enciclopedia all’atlante, si manifesta un orizzonte mobile a cui fa da sfondo il museo, reale o immaginario, e le sue molteplici trasformazioni. Il contributo, con uno sguardo doppio, tra passato e futuro, finzione e realtà, analizza come quest’universo scritto dialoga con il coevo e successivo dibattito museologico - negli stessi anni, ad esempio, Adalgisa Lugli offre un ponte disciplinare con le sue ricerche, Naturalia e Mirabilia (1985) - ed intende riflettere sulle tracce di questa proposta immaginifica negli orientamenti espositivi dei musei contemporanei.
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