L’avanguardia presa in parola. Caruso, Martini e il riscatto futurista della materia
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https://doi.org/10.6092/issn.2531-9876/12275Parole chiave:
Luciano Caruso, Stelio Maria Martini, Futurismo, Paroliberismo, Poesia visuale, LyotardAbstract
A causa delle sue implicazioni con il Fascismo, il Futurismo ha conosciuto una lunga sfortuna critica, riguadagnando lentamente terreno solo a partire dalla fine degli anni Cinquanta. A Luciano Caruso, inizialmente affiancato da Stelio Maria Martini, si devono contributi fondamentali per questa rivalutazione lungo un’intensa attività ultraventennale. Il suo profuso impegno ha infatti permesso di leggere e conoscere moltissimi testi teorici e poetici della prima avanguardia italiana rimasti a lungo ignorati e di comprendere o ripensare alcuni dei suoi snodi più critici. Al riscatto del Futurismo dalle sue connotazioni fasciste Caruso ha peraltro associato una rivalutazione del paroliberismo non solo dal punto di vista storico-critico ma anche da quello estetico-filosofico: il poeta, infatti, riconosce al paroliberismo futurista il merito di avere cercato di risanare la frattura troppo netta verificatasi nel corso dei secoli tra “le parole e le cose” reimmettendo nel circuito del linguaggio le forze espansive della materia. Il contributo intende ripercorrere i principali snodi di questa riabilitazione critica ponendo la riflessione di Caruso e Martini sul rapporto tra scrittura e materia in seno all’orizzonte estetico ed epistemologico tracciato da Jean-François Lyotard (Discorso, figura, 1971) teso alla rivalsa del sensibile sul secolare paradigma logocentrico occidentale.
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