“Schrift und Bild”: fonti e prospettive della verbovisualità in una mostra dimenticata degli anni Sessanta
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2531-9876/12276Parole chiave:
Scrittura e immagine, Calligrafia, Dietrich Mahlow, Avanguardie storiche, NeoavanguardieAbstract
Nel 1963 viene allestita allo Stedelijk Museum di Amsterdam e alla Staatlichen Kunsthalle di Baden-Baden una mostra dal significativo titolo Schrift und Bild. Concepita da Dietrich Mahlow, direttore della Kunsthalle, l’esposizione si propone come una vasta rassegna intorno all’intimo legame tra due piani comunicativi ed espressivi, scrittura e immagine, considerati spesso dal pensiero occidentale come mondi separati e paralleli. Se a Mallarmé è riconosciuta l'invenzione del primo «poema-oggetto», centrale appare la figura di Klee. La mostra, in un percorso non lineare, passa in rassegna le fonti antiche, la miniatura medioevale, il libro a stampa cinque-seicentesco, la calligrafia orientale e islamica, le composizioni cubiste, futuriste e costruttiviste, i testi di Apollinaire e Schwitters, il Lettrismo, la poesia concreta e l'Informale segnico, approdando a una variegata costellazione di artisti contemporanei che ricorrono frequentemente alla contaminazione e combinazione di parola e immagine. Fra nomi storici, calligrafi arabi e giapponesi e oltre un centinaio di artisti nati fra gli anni Dieci e Trenta, la mostra si presenta davvero imponente: soprattutto si colloca come uno dei primi tentativi di messa a punto e storicizzazione di una ricerca artistica verbovisuale, che proprio nei primi anni Sessanta sta conoscendo una felice stagione.
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