Arte Povera 1970: processi di scrittura visualizzati
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2531-9876/12702Parole chiave:
Arte Povera, Giovanni Anselmo, Roland Barthes, Jacques Derrida, Gilberto ZorioAbstract
Tra il 1969 e il 1970 gli artisti italiani attivi in ambito poverista adottarono la pratica della scrittura in una serie di opere e progetti riferibili insieme all'ambito linguistico e a quello artistico (dichiarazioni di intenti, citazioni, annotazioni / disegni, sculture, performance). Tracciare il perimetro di queste opere permette di mettere a fuoco un momento di svolta nei percorsi individuali dei protagonisti dell'Arte povera, che attraverso questi atti di scrittura giunsero a definire possibilità e significati del loro agire, amplificando il legame dimenticato della parola e della scrittura con la dimensione corporea, confrontandosi con il tema dell'infinito, dando vita a esempi precoci di critica istituzionale. Il titolo del testo parafrasa quello scelto da Ammann per la mostra del 1970 dedicata alla «giovane avanguardia italiana» al Kunstmuseum di Lucerna, Processi di pensiero visualizzati. Il catalogo della mostra costituisce, insieme a quelli di altre esposizioni internazionali tenutesi tra Europa e Stati Uniti negli stessi mesi, una fonte privilegiata per questa analisi, che mette in questione il tema dell'indissolubilità del rapporto tra l'atto della scrittura (o per meglio dire di quella pratica che Barthes definiva non come «écriture» ma come «scription») e il suo supporto materiale e dà forza alla proposta teorica antiplatonica di Derrida, maturata in quegli stessi anni, che identificava nella scrittura la condizione necessaria per il manifestarsi del pensiero.
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