Vincenzo Ferrari, anni Settanta. L’enigma della scrittura

Autori

  • Bianca Trevisan Università Cattolica di Milano e Brescia

DOI:

https://doi.org/10.6092/issn.2531-9876/12705

Parole chiave:

Nuova Scrittura, Verbo-visivo, Anni Settanta, Vincenzo Ferrari, Libri d'artista

Abstract

“Non mi interessa la soluzione, ma l’enigma. Le scritte rendono evidente la complessità dell’opera: (…) se uno cerca una risposta definitiva, nel mondo dell’arte non la troverà mai”: per Vincenzo Ferrari (1941-2012) il superamento dell’univocità di significante e significato è possibile attraverso l’incontro del segno verbale con quello pittorico, convinzione che lo porta a mettere la sperimentazione verbo-visuale al centro della sua produzione per tutti gli anni Settanta. Dopo una prima esperienza puramente pittorica, alla fine degli anni Sessanta si consolida nelle sue opere l’uso del linguaggio grazie ad alfabeti apparentemente privi di senso compiuto, tracciati a mano e poi con caratteri tipografici. L’idea è veicolata da “un’interpretazione pittorica della scrittura” (Elena Pontiggia), indagata nelle sue Scale cromatiche, ma anche per via della ripetizione dello stesso concetto, come nella serie delle Banalità, ormai luoghi di sola parola. Nel 1972 partecipa alla Biennale di Venezia con i suoi libri d’artista, mentre nel 1975 è tra i firmatari del Manifesto della Nuova Scrittura, dove spiega che “La Nuova Scrittura è un ‘processo creativo’ nel quale le possibilità finite vanno verso le loro infinite possibilità di realizzazione”. Il reale è così trasformato in un’entità caleidoscopica, ammettendo in sé possibilità altrimenti inaudite: il risultato è un ampliamento dell’immaginario che significa, soprattutto, totale libertà di pensiero.

 

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Pubblicato

2021-04-12

Come citare

Trevisan, B. (2020). Vincenzo Ferrari, anni Settanta. L’enigma della scrittura. Piano B. Arti E Culture Visive, 5(2), 81–103. https://doi.org/10.6092/issn.2531-9876/12705