Wanda Wulz. Un diario fotografico. Autoritratti, travestimenti, performance
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2531-9876/19517Parole chiave:
fotografia, femminile, identità, performance, autoritrattoAbstract
Figlia e nipote d’arte discendente da una centenaria dinastia di fotografi triestini, appena venticinquenne, Wanda Wulz si ritrovò a dirigere lo studio di famiglia inaugurando una lunga carriera come ritrattista d’atelier, senza farsi mancare una breve ma importantissima parentesi avanguardista. A ben vedere, l’exploit che la consacrò come «unica donna fotografa futurista italiana», conferendole i riconoscimenti della critica internazionale soprattutto grazie al celeberrimo Io + gatto, si inseriva in una parabola artistica e personale già in piena evoluzione, la quale non poteva essere altrimenti se non libera ed appassionata. Appartiene alla produzione degli anni Trenta una serie di prove fotografiche di carattere più intimo e privato, volte a sperimentare ed autenticare un’identità femminile emancipata e in linea con il carattere della nascente, moderna, new woman. Scopo del saggio sarà dunque quello di far riemergere dal ricco Fondo Wulz, custodito presso la Fondazione Alinari, un “archivio personale” di immagini che indusse la Wulz ad interfacciarsi con le potenzialità più concettuali del mezzo, rivelandoci un esempio magistrale di approccio fotografico primonovecentesco al femminile. Si scopriranno interessanti e sintomatici tributi giovanili nell’ambito dell’autoritratto – passando dall’essere oggetto (dei numerosi ritratti che le dedicava il padre) a soggetto della rappresentazione –, del travestimento e della mini-performance fotografica.
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