Il percorso italiano di Iole de Freitas, ai margini dell’arte femminista (1970-1978)

Autori

  • Irene Caravita Ricercatrice indipendente

DOI:

https://doi.org/10.6092/issn.2531-9876/19584

Parole chiave:

Fotografia, Video, Arte contemporanea, Autocoscienza, Femminismo, Corpo

Abstract

Iole de Freitas (1945) è un’artista brasiliana, che, in fuga da un regime totalitario, sceglie di fermarsi a Milano tra il 1970 e il 1978. Durante il 1972 inizia a sperimentare in autonomia strumenti come fotografia e video, realizzando brevi film in super 8 a colori e lunghe serie fotografiche, che espone per la prima volta nel giugno del 1973 alla galleria Diagramma di Luciano Inga-Pin. Il resto del decennio è costellato da partecipazioni a grandi rassegne dedicate ai nuovi media, alla Body art e alle prime mostre di sole artiste. Attira infatti l’attenzione di Anne Marie Sauzeau, Romana Loda e Barbara Radice, in virtù di opere che mostrano un lento e meticoloso processo di analisi del proprio corpo, grazie all’occhio della macchina fotografia e altri strumenti riflettenti come specchi, oggetti metallici e coltelli. Sono lavori nei quali il suo essere donna è centrale, eppure sfuggono ad una definizione esplicita di arte femminista. In queste pagine propongo di ripensare alle opere che de Freitas realizza negli anni italiani, tenendo in considerazione l'ambiguità della sua relazione con il femminismo, che sottende questioni mai sciolte. Oltre alla bibliografia internazionale, in assenza di fonti d'archivio, il dialogo con l’artista è stato di vitale importanza, anche per mettere a fuoco il radicale cambiamento della sua pratica artistica al rientro in Brasile. 

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Pubblicato

2024-06-19

Come citare

Caravita, I. (2023). Il percorso italiano di Iole de Freitas, ai margini dell’arte femminista (1970-1978). Piano B. Arti E Culture Visive, 8(1), 149–171. https://doi.org/10.6092/issn.2531-9876/19584