Fra topoi e nuove narrazioni: l’accoglienza critica alle artiste nella Roma dell’immediato secondo dopoguerra
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2531-9876/19605Parole chiave:
Artiste donne, secondo dopoguerra, critica d'arte, arte a Roma, riscoperteAbstract
Anche in anni difficili, come quelli dell’immediato dopoguerra, in cui era in atto una svolta nel sistema dell’arte dopo il crollo di quello promosso dal regime fascista, la presenza delle artiste donne nel panorama espositivo romano appare considerevole. Ma chi erano? E quale accoglienza hanno avuto da parte dei critici? Vi sono state differenze nella ricezione delle opere di artiste astratte e figurative? È proprio concentrando l’attenzione sulla critica del tempo, che si intendono rilevare i topoi e le nuove narrazioni adottate per parlare della loro arte, così come gli eventuali pregiudizi riguardanti la dimensione del femminile.
Sarà parimenti interessante riscontrare l’esistenza di discrepanze fra la considerazione in cui era tenuto il loro lavoro negli anni presi in esame, e il riconoscimento successivamente riservatogli. I casi di Antonietta Raphaël, Pasquarosa e Nwarth Zarian, infatti, ben esemplificano i vari gradi di fortuna critica vissuti dalle artiste, che vanno da un’attenzione prolungata a un oblio più o meno duraturo, talvolta interrotto da recenti riscoperte.
Considerando il periodo compreso fra il 1944 e il 1955, questo studio si propone, dunque, di offrire elementi nuovi, utili a considerare il duro percorso intrapreso in tale decennio persino da figure ancora oggi celebrate per il loro valore, come Carla Accardi e Bice Lazzari. Al contempo, si mira a restituire una visione più complessa della scena dell’arte a Roma, riportando l'attenzione sulla presenza, spesso trascurata, delle artiste e sui loro preziosi contributi.
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