Cecità

Autori

  • Nicoletta Agostini Accademia di Belle Arti di Roma

DOI:

https://doi.org/10.6092/issn.2531-9876/6505

Parole chiave:

cecità, marginale-centrale, riconoscimento, rivelazione, schema relazionale

Abstract

La dialettica marginale-centrale, in quanto sistema di rappresentazioni, è costruita elettivamente attraverso il corpo e il dialogo tra osservato e osservatore in un processo di riconoscimento intersoggettivo; l’arte ne è territorio privilegiato di indagine. Il fenomeno della cecità è pretesto, per una riflessione sulla costruzione culturale di una relazione di marginalità. Il ribaltamento del vertice di osservazione, di Giuseppe Penone la focalizzazione su un uso del testo più che dell’immagine come attivatore di un pensiero riflessivo in Alfredo Jarr, il rapporto di raddoppiamento tra immagine e testo in Strand sono i casi di studio attraverso i quali costruire un percorso che illumina il ruolo di alcune pratiche artistiche del Novecento che hanno affrontato la marginalità non solo come soggetto, ma con un focus sui processi sociali e culturali che la costruiscono. L’arte mostra un potenziale epifanico, di ‘non nascondimento’ e rivelazione della realtà con cui confrontarsi. La cecità non è, allora, circoscritta a un gruppo svantaggiato, ma diventa chiave di lettura di uno ‘schema di relazione’, che adotta una logica in terza persona e oggettivizza l’altro. La prospettiva intersoggettiva, delle pratiche artistiche di Penone, Strand e Jaar mette in discussione un sistema di valori che rivolgendo lo sguardo a ciò che è marginale, rende oggetto l’altro e nasconde la responsabilità di un soggetto mai generico ma situato che rimane distante, remoto e cieco.

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Pubblicato

2016-12-19

Come citare

Agostini, N. (2016). Cecità. Piano B. Arti E Culture Visive, 1(1), 1–23. https://doi.org/10.6092/issn.2531-9876/6505