Traduzione e conflitto: il fumetto americano nella politica editoriale della rivista “Linus”
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2531-9876/7266Parole chiave:
fumetti, traduzione, conflitto, ideologia, codice visivoAbstract
Nella consapevolezza del ruolo svolto dalla traduzione nella circolazione o nella resistenza a opere che creano l’ambiente morale e intellettuale per il conflitto [Baker], la finalità di questo articolo è l’analisi della ricezione del fumetto americano in Italia, con particolare riferimento alla rivista “Linus” che, dal 1965, si propone di dare nuova legittimazione al genere, fondato sull’interazione tra parola e immagine. Agli occhi del pubblico adulto si dispiega nel fumetto una dichiarazione ideologica, di cui la traduzione del testo scritto, mai avulsa dal codice visivo, offre un’immagine selettiva: la traduzione è scelta e, nella sua parzialità, diviene un’arte impegnata, partigiana (Tymoczko, Gentzler). Gli intellettuali raccolti intorno a “Linus”, da Gandini a Carano, da Vittorini a Eco e Del Buono, sono testimoni di una riconcettualizzazione della società e del potere. È l’età dell’opposizione alla guerra del Vietnam, della sfida all’espansionismo, della contestazione studentesca. Lo studio della politica culturale della rivista e delle singole strategie traduttive rivelerà che la traduzione ha funzione di negoziazione dei rapporti di potere: può dare risonanza all’ideologia del testo di partenza o porsi in conflitto con essa. Così “Linus” prende le distanze, pur pubblicandoli, dai Tales of the Green Beret (1967) sulle truppe americane in Vietnam o censura la satira di Li’l Abner su Bob Kennedy (1968), a indicare l’importanza di ciò che del testo è posto sotto silenzio, lasciato da parte, omesso (Venuti).
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