Il conflitto che definisce lo stile: esempi nella storiografia artistica da Vasari a Longhi
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2531-9876/7699Parole chiave:
Vasari, Winckelmann, Longhi, Panofsky, StileAbstract
Nella critica d’arte ha sempre avuto un posto importante l’utilizzo del conflitto come strumento di interpretazione dei fatti artistici: usato per spiegare le caratteristiche di personalità differenti, come accade in Vasari che configura molte delle sue biografie come coppie di opposti; in Bellori, che costruisce la sua scala di valori normativi, contrapponendo maniere artistiche in conflitto per far emergere quella che ritiene esemplare; o Winckelmann, sulla differenza tra antichi e moderni. Conflitti aperti, ma che prevedono la risoluzione del contrasto in alcuni artisti paradigmatici, in grado di comporre il dissidio: per Vasari, Michelangelo; per Bellori, Poussin e i classicisti; per Winckelmann, quelli che conciliano modello ideale e natura. La categoria ermeneutica del conflitto agisce anche nella storiografia del Novecento. Longhi ne fa uso quando interpreta Masolino e Masaccio, Piero della Francesca e Van Eyck; se ne serve Panofsky nel binomio di Rinascimento e rinascenze, Hauser e Antal quando utilizzano il conflitto sociale ed economico come chiave di lettura di interi periodi della storia dell’arte. Un po’ più indietro, nella storiografia tardo-ottocentesca, si trova che Wickhoff, Riegl, Wölfllin avevano usato il conflitto tra diversi modi della visione per descrivere grandi epoche, sostituendo il concetto stesso di decadenza con quello di conflitto stabile, cioè non deflagrante, tra periodi diversi, così facendolo entrare nel normale svolgimento della storia artistica.Downloads
Pubblicato
2017-07-15
Come citare
Vargas, C. (2017). Il conflitto che definisce lo stile: esempi nella storiografia artistica da Vasari a Longhi. Piano B. Arti E Culture Visive, 2(1), 149–181. https://doi.org/10.6092/issn.2531-9876/7699
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