La cornice attraversa la guerra. Da Albini a Brandi oltre la soglia dell’opera

Autori

  • Maria Ida Catalano Università della Tuscia, Viterbo

DOI:

https://doi.org/10.6092/issn.2531-9876/8470

Parole chiave:

cornice, guerra, modernità, abiura, spettatore

Abstract

Nel congedarsi dalla Teoria del restauro, all’inizio degli anni Sessanta,Cesare Brandi affrontava il problema delle cornici. Si trattava di una materia che lo aveva impegnato venti anni prima, al tempo delle mostre di restauro realizzate nel corso della guerra dal nascente Istituto Centrale del Restauro. Qui, lo studioso senese aveva rivendicato l’abolizione delle cornici, secondo una visione che coinvolgeva pure in quegli anno figure come Giuseppe Pagano, mentre qualificava il dibattito sulla modernità. A fine conflitto, la questione cornici persisteva, connotando protagonisti come Albini o Scarpa. Diversamente, per Cesare Brandi il cammino avviato si trasformava nel corso degli anni Cinquanta in un’abiura, che apparentemente rinnegava le scelte precedentemente effettuate, mentre in realtà le spostava su un piano più complesso, per esplorare nuove possibili risposte. Sulla soglia dell’opera, intorno al tema della cornice, si infiltravano pensieri che dal moderno conducevano al contemporaneo. La presenza integrata dello spettatore, lo spazio fisico in cui si trovava immerso, la spazialità della parete e quella interna all’opera stessa rivelavano la simultaneità del qui e ora di una diversa fruizione. La nozione di contingenza si insinuava. L’argine della cornice veniva oltrepassato nel momento in cui si recuperava concettualmente la possibilità di una sua funzione.

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Pubblicato

2018-07-01

Come citare

Catalano, M. I. (2018). La cornice attraversa la guerra. Da Albini a Brandi oltre la soglia dell’opera. Piano B. Arti E Culture Visive, 3(1), 1–19. https://doi.org/10.6092/issn.2531-9876/8470