Design come comportamento. Gli scritti di Menna e la lezione di Argan
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2531-9876/8471Parole chiave:
Giulio Carlo Argan, Filiberto Menna, Critica d'arte, Design, Avanguardia, SoggettivitàAbstract
Alla luce dell’intenso dibattito intorno alla figura di Giulio Carlo Argan (Gamba, 2009; 2012; Dantini, 2013) il mio articolo intende ricostruire la riflessione di Filiberto Menna sul design che pur prendendo le mosse dalla lezione di Argan arriva alla formulazione di una posizione autonoma tesa a conciliare “regola e caso”, “libertà e necessità” (Menna, 1970). Il design, l’architettura e l’arte programmata sono stati il banco di prova del giovane Filiberto Menna che fin dal 1962, dall’inchiesta pubblicata per «Quaderni dell’arte d’oggi», afferma la necessità di intendere il design come “progettazione qualificata dell’intero ambiente urbano”. Se la lezione di Argan, in particolare quella legata allo studio della Bauhaus, che Menna mai contesta apertamente, metteva in evidenza il carattere di “moralizzazione” del design (“il design avrebbe dovuto moralizzare la produzione industriale dallo sfruttamento capitalistico”. Argan, 1962) e, più in generale, del fallimento del progetto utopistico dell’avanguardia, la prospettiva di Menna, per ragioni di metodo e per gli esiti delle sue indagini, senza polemica, approda a posizioni niente affatto sovrapponibili a quelle di Argan. Nel confronto tra i saggi di Argan, in particolare Progetto e destino del 1964, e quelli di Menna (si veda in particolare Design d’ambiente del 1968) la distanza tra la prospettiva del maestro indirizzata all’analisi del “progetto” come “struttura” e quella di Menna è evidente nello slancio che quest’ultimo compie proiettandosi nella società post-meccanica e post-industriale. La riflessione di Menna sul design si connette con un tema centrale in tutti i suoi scritti che vede tappe importanti prima nella pubblicazione del volume del 1968 Profezia di una società estetica, poi, nella Prefazione alla seconda edizione del 1983. La riflessione intorno allo “scollamento tra artistico ed estetico”, alla luce della riflessione sulla condizione postmoderna che già da alcuni anni era emersa nelle scritture di Menna, permette di focalizzare lo sguardo su quello che da sempre Menna considera la matrice del problema di cui il design è un’emblematica soluzione: i discorsi di Menna convergono sul problema del soggetto, che non è più garantito da fondamenti ontologici, ma che non rinuncia a “ricostruirsi sulla base di equilibri provvisori, precari, effimeri” (Menna, 1983).Downloads
Pubblicato
2018-07-01
Come citare
Mancini, M. G. (2018). Design come comportamento. Gli scritti di Menna e la lezione di Argan. Piano B. Arti E Culture Visive, 3(1), 20–37. https://doi.org/10.6092/issn.2531-9876/8471
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