Dall’Arte programmata all’Arte povera. Gli esordi di Germano Celant (1965-1967)
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2531-9876/8984Parole chiave:
Arte povera, Arte programmata, Germano Celant, ideologiaAbstract
Il contributo intende analizzare il percorso critico-teorico di Germano Celant fra il 1965 e il 1967, evidenziando come il suo iniziale interesse per l'Arte programmata abbia giocato un ruolo di primo piano nella successiva teorizzazione dell'Arte povera. Il saggio è incentrato su una dettagliata ricostruzione degli esordi di Celant come sostenitore delle ricerche di Arte programmata e sulle diverse tappe che – in connessione con i grandi mutamenti culturali della seconda metà del decennio – segnano il suo graduale allontanamento da quelle esperienze. Le riflessioni che Celant sviluppa alla fine del 1967 vengono dunque qui interpretate alla luce di questo poco noto percorso critico-teorico, mostrando i diversi elementi di continuità e discontinuità che – soprattutto da un punto di vista ideologico – legano la teorizzazione dell'Arte povera al suo precedente interesse per l'Arte programmata. L'articolo – basato sull'analisi della stampa periodica specializzata, dei cataloghi di mostre e delle fonti d'archivio – vuole insomma proporre un nuovo modello interpretativo per (ri)leggere la genesi dell'Arte povera, (ri)connettendo la sua nascita (anche) al panorama estremamente ampio, variegato e complesso che animava la scena artistica e culturale italiana degli anni Sessanta.Downloads
Pubblicato
2019-01-30
Come citare
Cuomo, R. (2018). Dall’Arte programmata all’Arte povera. Gli esordi di Germano Celant (1965-1967). Piano B. Arti E Culture Visive, 3(1), 86–105. https://doi.org/10.6092/issn.2531-9876/8984
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