TechnoKitsch: la spettacolarizzazione digitale dell'arte

Autori

  • Giulio Lughi Università degli Studi di Torino

DOI:

https://doi.org/10.6092/issn.2531-9876/9987

Parole chiave:

Digitale, media, visuale, kitsch, spettacolarizzazione

Abstract

Il contributo analizza da un punto di vista mediologico l'applicazione del digitale alla spettacolarizzazione delle forme artistiche. Non vengono prese in considerazione le pratiche ormai "classiche" di digital art, bensì - ad esempio - le diverse proposte di experience (Caravaggio, Monet, Van Gogh, Klimt, ecc); o i software che modificano l'impronta stilistica delle immagini; o ancora le animazioni interattive dei capolavori del passato; e simili. Partendo dal concetto di distinzione di Bourdieu, il contributo traccia una linea di analisi che attraversa le formulazioni sul Kitsch per considerare le varie teorie sulla spettacolarizzazione: macdonaldizzazione (Ritzer), estetizzazione (Maffesoli), disneyzzazione (Bryman), vetrinizzazione (Codeluppi), artistizzazione (Perniola), integrandole nella riflessione sullo statuto attuale dell'immagine digitale e della cultura visuale (Montani), dalla postproduction (Bourriaud) alla deep remixability (Manovich). Il contributo propone una tipologia ragionata di un'ampia casistica di forme digitali di spettacolarizzazione dell'arte, intrecciandola con l'analisi del discorso mediatico e promozionale che accompagna questi fenomeni, individuando le categorie di estetica ingenua di cui tale discorso si nutre, nonché la persistenza di stereotipi interpretativi basati sulla sostanziale mancanza di approfondimento riguardo alla cultura digitale: caratteristiche che permettono di convergere verso una definizione di TechnoKitsch.

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Pubblicato

2019-11-11

Come citare

Lughi, G. (2018). TechnoKitsch: la spettacolarizzazione digitale dell’arte. Piano B. Arti E Culture Visive, 3(2), 190–209. https://doi.org/10.6092/issn.2531-9876/9987