Alcune indagini e riflessioni intorno a City of Composite Presence
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2531-9876/10600Parole chiave:
Collage City, Hans Kollhoff, Colin Rowe, Oswald Mathias Ungers, AnalogiaAbstract
City of Composite Presence, disegno enigmatico contenuto nelle pagine di Collage City, e La città analoga, tavola esposta alla Biennale di Venezia del 1976, sono icone di riferimento per la cultura architettonica della fine degli anni Settanta. Entrambe eseguite attraverso l'assemblaggio di frammenti cartacei e concepite per essere riprodotte serialmente, esprimono due disposizioni molto differenti verso l'architettura e il suo progetto. Partendo dalle due celebri composizioni, è possibile analizzare differenti attitudini nell'utilizzare la tecnica del collage come macchina retorica per l'affermazione e la trasmissione dell'idea di architettura. Da un lato, l'assemblaggio di frammenti sulla tavola è vero e proprio strumento della pratica del progetto in cui l'architetto, come un bricoleur, assembla con ironia la sua profezia di città; dall'altro, è espediente per descrivere attraverso analogie la forma urbana nella dimensione malinconica dei ricordi e delle atmosfere. Nelle sue differenti forme e declinazioni – tecnica sovversiva di accostamenti surreali, dispositivo fotografico affabulatorio, montaggio astratto di frammenti tipologici, archivio di affinità elettive –, il collage è riuscito ad assurgere a una dimensione narrativa autonoma che mai la tradizione figurativa del disegno di architettura aveva raggiunto. Così, più che una semplice tecnica di rappresentazione grafica, il collage è da considerare come un’attitudine poetica e intellettuale a guardare le cose del mondo, a tramutare le idee in forme tangibili, a misurare la dimensione dell'intorno e della memoria.Downloads
Pubblicato
2020-03-03
Come citare
Braghieri, N. (2019). Alcune indagini e riflessioni intorno a City of Composite Presence. Piano B. Arti E Culture Visive, 4(2), 61–87. https://doi.org/10.6092/issn.2531-9876/10600
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