Il collage come esaltazione del pensiero architettonico
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2531-9876/10855Parole chiave:
Architettura, Rappresentazione, Fotografia, Fotomontaggio, Disegno di ArchitetturaAbstract
Il progetto di architettura ha avuto, da circa un secolo, diversi modi di rappresentarsi e, in continua evoluzione, segue i progressi della scienza e della tecnica che, con l’avvento, negli anni ’60, del digitale hanno sovvertito completamente il modo di presentazione di una idea progettuale. Ogni periodo storico, che non casualmente ha avuto un suo modo di rappresentare l’architettura, risponde in modo abbastanza preciso a quelle che si possono chiamare le mode influenti del tempo. Non è un caso che la bellezza dell’architettura corrisponda a dei modelli di vita e della società che non sono mai in antitesi. La ricerca architettonica ha sempre avuto nella storia, fino all’era moderna, un suo modo di rappresentarsi abbastanza univoco e raramente ha cercato di dialogare con le altre arti, anche nei momenti di maggiore reazione all’arte e all’architettura del tempo. La mia personale esperienza nell’uso del collage come strumento per la definizione del progetto di architettura si è rivolta principalmente nella ricerca di modelli di rappresentazione che supponessero l’uso del collage prima di carta poi fotografico, con le diverse possibilità di impressionarne la lastra e, più tardi, negli anni ‘80, con l’uso della fotocopia. L’avvento del digitale ha poi permesso di perfezionare questo meccanismo, anche se ne ha perso quasi totalmente la manualità nella composizione del disegno e ha privato l’autore della unicità dell’opera, permettendo il digitale la riproducibilità infinita dell’opera stessa. Queste diverse e complesse tecniche possono essere realizzate solo con la capacità manuale e intellettiva di chi è in grado di conoscerne i meccanismi che non sono puramente tecnici, ma che si ritrovano in un insieme compiuto che è il progetto di architettura leggibile nella sua essenza e materialità.
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