Udite! Udite! Mussolini nel buco
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2531-9876/16097Parole chiave:
comportamento, comunicazione, corpo, ideologia, montaggioAbstract
Il contributo sarà incentrato su alcuni temi legati all’immagine fotografica e al suo linguaggio a partire dall’analisi del fascicolo fotografico realizzato nel 1937 da Bruno Munari all’interno dell’Almanacco Bompiani di quell’anno. Il titolo dell’inserto è Udite, Udite!, si tratta di un sedicesimo creato montando citazioni dei discorsi di Mussolini, fotografie del regime, e il ritratto del Duce inserito in alto in ogni pagina bucata “a cannocchiale”, secondo un espediente grafico che lo rende ‘fisicamente’ presente. Alla descrizione e al commento del lavoro di Munari, si unirà la riflessione su alcuni temi quali: l’approfondimento delle strategie visive, culturali e psicologiche del fascismo, tutte concentrate sull’immagine e la ‘corporeità’ del capo, anche attraverso la fotografia; l’azione ‘di resistenza’ della fotografia e della grafica di Munari in virtù della consapevolezza dell’autore circa il sottile potere della comunicazione visiva, della capacità della fotografia di rafforzare opinioni e posizioni, e quella, già sperimentata dal dadaismo, di “trasformare i veleni in antidoto”; lo sfruttamento del medium fotografico, da parte della propaganda e della satira, nell’esaltazione della dimensione fisica, diretta e plurima a cui il mezzo da accesso. Negli anni del fascismo la fotografia è, con il cinema, il principale strumento di comunicazione del regime, diretta soprattutto ad esaltare la figura di Mussolini, il suo corpo, il suo volto risoluto. Munari, che proprio dagli anni Trenta si distingue in campo grafico e pubblicitario per la modernità dello stile, in Udite, Udite! mostra una piena consapevolezza delle strategie del fascismo, sottoponendole a una sapiente operazione di maquillage. Utilizzando lo stesso linguaggio del regime, Munari lo piega a un senso differente attraverso la grammatica del collage modernista e la valorizzazione della componente concettuale dell’immagine fotografica. Egli compie un’operazione di cosmesi ideologica, raccontando una storia diversa, sollecitando, senza ulteriori dichiarazioni verbali, il senso critico di chi guarda e legge.
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