“Un corpo che incontra la terra”: le performance earth-body di Dennis Oppenheim
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2531-9876/16099Parole chiave:
Oppenheim, Body Art, performance, fotografia, TerraAbstract
Tra gli artisti che alla fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta del Novecento hanno lavorato col corpo, il caso dello statunitense Dennis Oppenheim (1938-2011) è particolarmente significativo non solo per la relazione fisica da lui istituita, nella sua pratica artistica, tra il corpo e il materiale naturale per eccellenza, cioè la terra, ma anche per le sue personali riflessioni sul ruolo della fotografia all’interno del proprio lavoro. Sviluppando alcune premesse contenute nei suoi interventi di Land Art (e ricondotti da Rosalind Krauss a una forma di “segnatura di luoghi”), Oppenheim ha realizzato diverse performance earth-body nelle quali egli ha sperimentato le possibilità fisiche del proprio corpo e lo scambio con le forze attive della natura, fino a fare della terra stessa un’estensione della propria pelle. Sebbene tali azioni siano state immortalate per via fotografica, per l’artista la fotografia è e deve rimanere un elemento puramente secondario, un “residuo” utile solo alla comunicazione dell’opera al pubblico. L’uso volutamente “prosaico”, ma fortemente controllato da parte di Oppenheim, delle fotografie che documentano le sue performance è un interessante caso di studio dei problemi e delle questioni affrontate negli stessi anni, oltre che dagli artisti della Body Art, dagli artisti della Land Art e del Concettuale “smaterializzato”, e che riguardano le possibilità e i limiti dell’uso della fotografia nella documentazione di azioni effimere.
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