Sguardi femminili nella Libia coloniale: artiste dimenticate tra dilettantismo e professionismo
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2531-9876/19603Parole chiave:
arte coloniale, Oltremare, Libia, fascismo, donne nelle colonieAbstract
Negli ultimi anni si è assistito, anche in ambito italiano, al fiorire di numerosi studi volti a indagare la cosiddetta arte coloniale e, parallelamente, le maggiori rassegne che a questa vennero dedicate soprattutto durante il Ventennio fascista. Tali studi hanno fatto riemergere i nomi di numerosi autori impegnatisi in questo filone artistico, molti dei quali poco o per nulla noti. Fra questi compaiono diverse figure femminili, giunte oltremare – nella maggior parte dei casi – al seguito della famiglia o del marito. Alcune sono autrici dilettanti, altre sono invece artiste con una discreta formazione, ricevuta attraverso lezioni private e la frequentazione dell’accademia. A firme più note, come per esempio quella di Mimì Buzzacchi Quilici, si affiancano i nomi di autrici meno conosciute come Luigia Daviso Viola, Gina Chiozza Lorenzi, Elisa Bottèro Taffiorelli, solamente per citarne alcune.
Il saggio che qui si propone vorrebbe quindi fornire una prima, parziale panoramica sulle artiste italiane che soggiornarono nei territori oltremare a partire dal periodo fra le due guerre mondiali, focalizzandosi in particolare sul contesto libico e su alcuni casi ritenuti più interessanti ed esemplificativi delle diverse tipologie di artiste, divise tra autrici dilettanti e professioniste.
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