Una vita in comune: corpi e negoziazioni dello spazio pubblico come Beni Comuni. Uno sguardo da Dakar
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2531-9876/20238Parole chiave:
Dakar, Senegal, African Art, Beni comuni, ContestualitàAbstract
Questo testo propone una genealogia anticoloniale (legata ai concetti di Panafricanismo e di Négritude, sviluppati nel corso del Novecento) e pre-moderna (legata a modelli culturali ed esistenziali ancestrali, sopravvissuti nei contesti urbani postcoloniali) delle esperienze contemporanee di arte partecipativa nel continente africano, a partire dal Senegal e con ulteriori riferimenti a festival ed esposizioni periodiche del continente. Tali pratiche, entrate in dialogo con il mondo dell'arte globale attraverso rilevanti esposizioni internazionali (si veda, con riferimento a un recente esempio del Sud Globale, la Documenta curata dal collettivo indonesiano Ruangrupa nel 2022), possono essere interpretate dalla critica d'arte globale a partire da modelli ermeneutici e teorici propri delle discipline storico-artistiche e curatoriali. Tuttavia, nella loro complessità ed ibridazione - legate alla storia coloniale ed alla natura multiculturale della formazione degli artisti che ne sono protagonisti, cresciuti in una dialettica tra dentro e fuori il continente africano, dentro e fuori l'educazione artistica importata dalle colonie europee a partire dal XIX secolo, dentro e fuori le proprie culture ancestrali di riferimento - vanno osservate nella loro pertinenza ed aderenza contestuale, più che nel loro inquadramento all'interno di definizioni deduttive proprie della critica d'arte eurocentrica.
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