Spazio performativo come spazio della memoria. Fabio Mauri, "Che cos'è il fascismo" e "Ebrea", 1971

Autori

  • Laura Iamurri Università di Roma Tre

DOI:

https://doi.org/10.6092/issn.2531-9876/8987

Parole chiave:

Fabio Mauri, performance, fascismo, Shoah

Abstract

Nel 1971, nel giro di pochi mesi, Fabio Mauri mette in scena due “azioni”, connesse esplicitamente l'una al fascismo, l’altra allo sterminio degli ebrei: Che cosa è il fascismo e Ebrea. La prima è un'azione complessa, un vero spettacolo con molti attori e un pubblico disciplinato all'interno di una scenografia allestita in uno studio cinematografico; l'altra si svolge nella dimensione più raccolta di una galleria privata, e prevede una sola interprete che esegue la sua performance. Nella loro singolarità, le due azioni sono accomunate dalla contiguità tematica e dal ricorso al medium performativo. Mauri è nato nel 1926; la sua biografia e la storia familiare sono state segnate in maniera particolare dal fascismo (la casa editrice dello zio Valentino Bompiani aveva pubblicato nel 1934 la traduzione italiana del Mein Kampf di Hitler). La sua attività artistica, a partire dalla prima personale presentata da Pasolini nel 1955, è parte della storia dell'avanguardia romana. In un momento drammatico della storia italiana, all'indomani del tentativo di golpe Borghese e nello stesso periodo in cui alcuni artisti sopravvissuti ai campi di concentramento rendono pubblica per la prima volta la loro esperienza, l'utilizzo dello spazio teatrale e la scoperta di nuove modalità espressive appaiono necessari per affrontare il fascismo e la Shoah.

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Pubblicato

2019-01-30

Come citare

Iamurri, L. (2018). Spazio performativo come spazio della memoria. Fabio Mauri, "Che cos’è il fascismo" e "Ebrea", 1971. Piano B. Arti E Culture Visive, 3(1), 124–141. https://doi.org/10.6092/issn.2531-9876/8987