Call for Papers: La partecipazione nelle pratiche artistiche: metodologia ed esperienze

2024-03-15

A cura di Maria Giovanna Mancini, Emanuele Rinaldo Meschini e Roberto Pinto

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A partire dai primi testi che a inizio anni Duemila (Bishop 2006; Kester 2004) hanno iniziato a sistematizzare quelle pratiche artistiche che usavano come strumenti principali dialogo, partecipazione e attivismo politico, la letteratura critica in ambito internazionale si è necessariamente misurata con l’enorme diffusione di queste esperienze partecipative. Tali pratiche, sviluppatesi soprattutto nella sfera urbana, sperimentando nuove metodologie di azione – programmaticamente interdisciplinari – hanno contribuito a sovvertire ruoli e figure del sistema dell’arte, suggerendo un nuovo vocabolario e nuove competenze dell’operare artistico nello spazio pubblico.

L’interesse per questo genere di attività non solo tra gli artisti e i progettisti, ma anche tra i committenti, ha incentivato l’istituzione di corsi di studio universitari, master e corsi curatoriali volti a formare figure ibride in grado di sviluppare progetti culturali con comunità fino a quel momento marginalizzate.

L’ultima edizione della rassegna documenta (2022) a cura del collettivo indonesiano ruangrupa ha presentato una corposa panoramica di progetti sparsi in tutti i continenti privilegiando, in particolare, quelli provenienti da aree marginalizzate dal sistema dell’arte occidentalocentrico. Se consideriamo la diffusione delle pratiche artistiche partecipative a partire dagli anni Duemila possiamo affermare che sempre più artisti adottano tali pratiche sistematicamente nel loro lavoro, spesso abbandonando del tutto la dimensione oggettuale, si pensi, per esempio, al lavoro dell’artista cubana Tania Bruguera, al longevo progetto di Rick Lowe Project Row Houses o al lavoro del collettivo austriaco WochenKlausur. In molti casi l’indipendenza di queste pratiche da dinamiche legate al sistema artistico propriamente detto ha generato non pochi problemi di inquadramento critico-metodologico. Si è scelto di adottare il limite cronologico, seppur poroso, degli anni Duemila in senso strumentale al fine di avviare un dibattito sulle attuali fenomenologie della partecipazione piuttosto che contribuire a una ricognizione storica del fenomeno.

La partecipazione all’interno della pratica artistica sembra essere diventata una vera e propria disciplina creatasi a partire da una commistione sempre più forte con metodologie e pratiche desunte soprattutto da antropologia, scienze sociali, urbanistica, pedagogia, teatro.

Se la pratica artistica nel corso degli anni ha trovato una sua forma specifica – seppur sempre aperta e processuale –, la critica artistica sembra arrancare nel tentativo di definire e descrivere tali modalità di lavoro. Da una parte, infatti, la critica sembra ancorata a direttrici teoriche degli anni Novanta, dall’altra è strettamente indirizzata a una “descrizione” di casi studio per evitare i rischi di una posizione prescrittiva. In altri casi, sembra prevalere un approccio storico-artistico attraverso il quale questi interventi vengono inseriti in una narrazione essenzialmente storico-lineare (i primi testi di Bishop e Kester ricostruiscono il fenomeno a partire da “precedenti” come il Costruttivismo russo). Quello che però queste pratiche hanno dimostrato è un’apertura teorica e pratica che il metodo storico, seppur rigoroso, non sempre riesce a valorizzare in tutti i suoi aspetti.

A partire da questa riflessione il prossimo numero della rivista intende avviare un dibattito circa le metodologie con le quali vengono analizzate e documentate le pratiche artistiche partecipative.

Il numero intende promuovere – non esclusivamente – alcuni nuclei tematici come:

  • Il ruolo del critico e dello storico dell’arte nella produzione di opere partecipate
  • I metodi della ricerca partecipativa
  • Le modalità di rappresentazione della partecipazione nella dimensione espositiva
  • L’archiviazione e la storicizzazione delle pratiche partecipative
  • La persistenza di forme di attivismo e antagonismo a partire dagli anni Novanta
  • La ridefinizione dello spazio pubblico
  • La soggettività e i metodi di ricerca nelle pratiche partecipative
  • Le teorie e le pratiche in Italia

Il numero della rivista sarà ampliato con alcuni contributi di artisti, statement e interviste ai protagonisti.

 

Bibliografia essenziale

Bishop C. (2012), Artificial Hells: Participatory Art and the Politics of Spectatorship, Verso, London.

Bishop C. (2006), The Social Turn: Collaboration and Its Discontents, in «Artforum International», febbraio, vol. 44, n. 6., pp. 178-183.

Charnley K. (2021), Sociopolitical Aesthetics: Art, Crisis and Neoliberalism, Bloomsbury, London.

Dietachmair P., Gielen P. (eds.) (2018), The Art of Civil Action: Political Space and Cultural Dissent, Valiz, Amsterdam.

Decter J., Draxler H., (eds.) (2014), Exhibition as Social Intervention: ‘Culture in Action’ 1993, Afterall, London.

Finkelpearl T. (2013), What We Made: Conversations on Art and social Cooperation, Duke University Press, Durham-London.

Kester G.H. (2011), The One and the Many: Contemporary Collaborative Art in a Global Context, Duke University Press, Durham-London.

Kester G.H. (2004), Conversation Pieces: Community and Communication in Modern Art, University of California Press, Berkeley, Los Angeles, London.

Miller J. (2016), Activism vs. Antagonism: Socially Engaged Art from Bourriaud to Bishop and Beyond, in

«FIELD. A Journal of Socially Engaged Art Criticism», n. 3, Winter, https://field-journal.com/issue- 3/activism-vs-antagonism-socially-engaged-art-from-bourriaud-to-bishop-and-beyond.

 

Come sottoporre un contributo

Da questo numero, la selezione delle proposte non avviene più sulla valutazione di abstract, ma del contributo completo (30.000/40.000 battute, note e spazi inclusi). Cambia inoltre la modalità di invio delle proposte.

Gli autori devono presentare gli articoli tramite la piattaforma della rivista, usando il processo di invio di una proposta in 5 passaggi.

Il file dovrà contenere il testo della proposta senza che il nome dell’autrice o dell’autore appaia sotto al titolo, nelle note o nei riferimenti bibliografici (dove andrà sostituito con ***). Inoltre le proprietà del file dovranno essere prive di nomi o altri dettagli personali, mediante le funzioni di anonimizzazione fornite dai vari programmi di scrittura (vedere in merito le istruzioni su come Assicurare una revisione a doppio cieco).

Il file anonimo del contributo dovrà essere caricato allo step 2 del processo. Il testo dovrà aderire alle linee guida indicate per la formattazione.

I metadati della proposta saranno inseriti allo step 3 del processo e dovranno includere le seguenti informazioni:

  1. Per ciascun’autrice e ciascun autore: nome e cognome, e-mail, identificativo ORCiD (se disponibile), affiliazione istituzionale, paese, e una biografia sintetica (massimo 1000 battute, spazi inclusi);
  2. Titolo;
  3. Abstract (massimo 1500 battute, spazi inclusi);
  4. Cinque parole chiave separate da punto e virgola;

I contributi potranno essere scritti in lingua italiana, inglese e francese. Proponendo un contributo in lingua italiana o francese, titolo e abstract dovranno essere forniti anche in inglese, tramite la funzione “Lingua dei moduli” presente sulla piattaforma.

Non saranno prese in considerazione proposte inviate secondo altre modalità.

 

Tempistiche

Le proposte dovranno pervenire entro il 19 luglio 2024. Ogni contributo sarà sottoposto a procedura di double-blind peer review. Se i giudizi delle/dei due referee saranno in contrasto, i direttori decideranno (in dialogo con le curatrici e i curatori) se assumere la decisione di pubblicazione o di invio a una/un terza/o referee. La redazione contatterà le autrici e gli autori per comunicare l’esito della valutazione.

L’uscita del vol. 9 n. 1 è prevista per la fine dell’anno.