Call for Papers: Scritture di immagini. Arti verbovisuali, dal secondo Novecento a oggi

2019-11-25
A cura di Giorgio Zanchetti, Maria Elena Minuto, Alessandra Acocella

Scarica questa Call for Paper (PDF)

“I limiti del mio linguaggio costituiscono i limiti del mio mondo”.
– Ludwig Wittgenstein, Tractatus logico-philosophicus, 1921

“Ogni parola, in quanto tale, è una generalizzazione”.
– Lev S. Vygotsky, Pensiero e linguaggio, 1934

Fonte di un inesauribile e controverso dibattito, il rapporto tra parola e immagine è al centro della riflessione teorica ed estetica contemporanea. Il film-installazione Finding Chopin (2005-2018) dell'artista Tris Vonna-Michell, tributo al grande poeta e performer francese, il ricercato dialogo tra scrittura e disegno di Gianfranco Baruchello e Michele Mari (Dreams, 2017), e il libro d'artista Alphabetized Bible (2006) di Tauba Auerbach, la cui sperimentazione tipografica affonda le radici nelle esperienze formali della poesia concreta e visuale degli anni Cinquanta e Sessanta, sono solo alcuni esempi significativi del fervido incontro tra arti verbali e figurative del XXI secolo. Il ciclo di esposizioni Poésie balistique (La Verrière, Bruxelles, 2016-2019), il progetto editoriale Meta (Fondation d'Entreprise Richard / Art-Agenda, 2019) e il libro The New Concrete: Visual Poetry in the 21st Century (Bean; Goldsmith; McCabe, 2015) mettono a fuoco la complessità di questo contesto culturale quanto mai vario e ricco di scambi tra ricerca poetica e visiva.

Eversive e dissacranti, le avanguardie storiche ci hanno posto davanti a pezzi di frasi, parole e lettere inserite all’interno di assemblaggi di detriti urbani, montate insieme a ritagli di giornale e fotografie o accostate a objets trouvés. A circa cinquant’anni di distanza le neoavanguardie, dopo aver assimilato e riletto criticamente l’esperienza del collage, montage e assemblage di segni, parole e cose, hanno portato avanti la ricerca e l'esercizio verbivocovisuale, celebrando ancora una volta la natura visiva della parola, la sua capacità di figurare nello spazio al di là del solo significare.

Muovendosi lungo i confini – e talvolta impiegando gli strumenti espressivi della neoavanguardia poetico-visuale – Fluxus ha trovato nel linguaggio lo strumento critico e intermediale con cui ripensare al significato e al ruolo dell’arte nella società, Azimuth e il Gruppo Zero il mezzo con cui creare una “Zero-Zone” libera da ogni residuo informale e neo-espressionista, gli artisti concettuali la dimensione in cui far coincidere tautologicamente il pensiero sull’arte con l’arte stessa.

Dove i poeti concreti hanno lavorato sul corpo e sugli elementi costitutivi della scrittura, sulle sue condizioni fisiche e strutturali, realizzando meccano-poesie “da montare e smontare”, gli esponenti della poesia visuale internazionale hanno sperimentato relazioni intersemiotiche, introducendo nel corpo poetico nuove tensioni politiche e sociali attraverso l’utilizzo d’immagini fotografiche e di elementi iconografici prelevati dalla cultura di massa. Si tratta di un panorama estremamente vario, all’interno del quale si possono ricondurre operazioni molto distanti tra loro, che spaziano dalla distillazione alchemica di Emilio Villa, Mario Diacono, Luciano Caruso, alle indagini analitiche, linguistiche e antropologico-culturali di Martino e Anna Oberto, Ugo Carrega, Vincenzo Ferrari, Luca Patella, alle incursioni della parola nelle opere dei “poveristi” italiani, nelle azioni di Joseph Beuys, Ketty La Rocca, Vito Acconci, Bruce Naumann, nelle operazioni di Gianni Bertini, Piero Manzoni, Vincenzo Agnetti, Luciano Fabro, Giulio Paolini, Alighiero Boetti o nei lavori di una serie d'artiste, da Maria Lai a Louise Bourgeois, da Irma Blank a Amelia Etlinger, da Annette Messager a Mona Hatoum, da Rosemarie Trockel a Ghada Amer, che hanno trovato nel rapporto tra testo e tradizione millenaria della tessitura, uno dei mezzi espressivi con cui disegnare le proprie immagini e memorie personali.

Da allora, cosa resta e cosa è cambiato di questa eredità ibrida e sperimentale? In che modo riflettere oggi sulle sue molteplici determinazioni e implicazioni? Quali forme e significati assume l’interrelazione tra scrittura e immagine nella produzione artistico-letteraria odierna?

Lo scopo di questo numero della rivista «piano b» è di stimolare e raccogliere riflessioni sul tema dell'interazione tra cultura letteraria e visuale nell’epoca contemporanea, facendo riferimento alla varietà dei mezzi e dei supporti espressivi attraverso cui essa si manifesta: dalle neoavanguardie degli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta, correndo lungo le sperimentazioni dei decenni Ottanta e Novanta, fino ad arrivare agli attuali sviluppi e declinazioni dell'espressione verbovisuale.

Si invitano docenti, critici e ricercatori a proporre contributi inediti e originali che analizzino il legame tra scrittura e arti visive alla luce di una nuova identità storica, critica ed estetica.

Possibili, ma non esclusivi, spunti di riflessione:

Linguaggi, strumenti e processi

  • alfabeti pittorici: la parola nello spazio della tela
  • il libro d’artista come strumento di nuove narrazioni tra immagine, parola e materia
  • il segno alfabetico e la sua riproducibilità tecnica: l’apporto della fotografia, del cinema d’artista e della videoarte
  • attitudini concettuali dell’uso della parola nell’arte
  • la scrittura come processo nelle pratiche performative e comportamentali
  • i caratteri tipografici come elementi costitutivi dell’immagine: esperienze di contaminazione tra arti visive e graphic design

Contesti, soggetti e dialoghi

  • il recupero della lezione verbovisuale delle avanguardie storiche
  • i network internazionali della neoavanguardia verbovisuale: incontri (e scontri) tramite riviste, edizioni, mostre e corrispondenze private
  • dalla parete alla strada: la dimensione pubblica delle pratiche di confine tra linguaggio verbale e arte visiva
  • gli archivi (fisici e digitali) delle ricerche tra parola e immagine: questioni di metodo

Le proposte saranno valutate dai curatori del numero e dovranno essere inviate come allegato al seguente indirizzo di posta elettronica:

redazione.pianob@unibo.it

Per proporre un contributo si dovranno, inoltre, rispettare le indicazioni esposte di seguito, altrimenti non sarà accettato.

Come proporre un contributo

Entro il 7 gennaio 2020 si dovrà inviare all’indirizzo redazione.pianob@unibo.it un file.doc comprensivo di un abstract (massimo 1500 battute, spazi inclusi), di cinque parole-chiave e una sintetica biografia del proponente, la cui valutazione sarà affidata ai curatori del numero. L’abstract, la biografia e le parole-chiave dovranno obbligatoriamente essere presentate, oltre che nella lingua originale del testo, anche in inglese. Una volta ricevuta conferma di accettazione dell’abstract da parte della redazione, si potrà procedere con la stesura e l’invio di un contributo monografico/saggistico, il quale non dovrà superare le 15-20 cartelle (30.000-40.000 battute, note e spazi inclusi). La stesura del testo, che potrà esser redatto in italiano, inglese o francese, dovrà essere uniformata alle norme redazionali della rivista. Tutti i contributi dovranno pervenire allo stesso indirizzo di posta elettronica sopra indicato entro il 19 aprile 2020, avendo cura di specificare nel corpo dell’e-mail di accompagnamento il titolo del contributo, il nome e cognome del proponente. Ogni contributo che arriverà in redazione sarà sottoposto a procedura di double-blind peer-review, venendo inviato anonimamente a due referee. Se i giudizi dei due referee saranno in contrasto, i direttori decideranno (in dialogo con i curatori) se assumere la decisione di pubblicazione o di invio a un terzo referee. La redazione contatterà gli autori per comunicare l’esito della valutazione. Pubblicazione del primo scaglione del numero: entro luglio 2020. Pubblicazione dell’ultimo scaglione del numero: entro dicembre 2020.

Per maggiori informazioni consultare Invio di una proposta.